Evento già passato
NOVANTADUE
FALCONE E BORSELLINO 20 ANNI DOPO
di Claudio Fava
con Filippo Dini, Giovanni Moschella e Pierluigi Corallo
adattamento e regia Marcello Cotugno
una moderna tragedia classica di Claudio Fava che dipinge le figure di Falcone e Borsellino venti anni dopo in un affresco epico e umano al tempo stesso
La modernità di Novantadue è nei fatti, nel titolo che scandisce la nostra ridottissima distanza (solo temporale, perché nei fatti c’è già un universo a separarci) dalla storia che mette in scena. La sua classicità è nella dimensione epica, consapevolmente eroica, dei suoi protagonisti: sarebbero piaciuti a Sofocle, Falcone e Borsellino. Lo si potrebbe peraltro credere un testo di denuncia: Novantadue – o meglio, il 1992 – è stato un anno orribile della nostra storia, iniziato peraltro con la pronuncia da parte della Cassazione della sentenza storica e definitiva di condanna che chiuse di fatto il Maxi-processo. Invece, Novantadue è soprattutto, sorprendentemente il racconto di una doppia solitudine. Che si staglia sullo sfondo di una fase epocale della nostra storia repubblicana, ma sempre solitudine umana resta. È il racconto di due uomini abbandonati da quello Stato che hanno giurato di servire. Due volti che in Novantadue tornano persone, dopo essere stati trasformati in icone. Oggi li troviamo fotografati e riprodotti dappertutto, dalle aule di tribunali agli interni delle macellerie. Fino al paradosso: una loro foto compare persino in quel circolo Arci di Paderno Duniano dove il 31 ottobre del 2009 i boss delle ‘ndrine si sono riuniti per eleggere il nuovo capo della ‘ndrangheta lombarda. Ma erano – e non dobbiamo dimenticarlo – uomini, che lo Stato ha lasciato soli, a consumarsi ed immolarsi in una tragedia assolutamente annunciata. E fuori dalla retorica celebrativa che si è affannata a piangerne l’eroico sacrificio, di loro non si è forse mai veramente parlato. Della loro umanità, delle loro passioni, delle loro piccole ostinazioni. Una storia del genere non si può raccontare con la retorica. Per questo il nostro spettacolo trova la sua cifra estetica nell’essenzialità, funzionale a uno scavo profondo nell’intimità di due esseri umani. A innescare sulla scena il contradditorio narrativo con Falcone e Borsellino, altri due personaggi: un collega magistrato e un mafioso comune. Ed ecco che bastano pochi elementi (come già nelle intenzioni dell’autore) – un tavolo, delle sedie – per mettere in scena la tragedia di due uomini comuni, chiamati dalla propria indole testarda a una missione straordinaria quanto impossibile: ripulire la Sicilia (e l’Italia) dalla mafia.
Tutto, anche la musica (le note sussurrate di Nils Frahm, gli archi implacabili di Olafur Arnalds, le elaborazioni post neo-melodiche di Hugo Race e del suo The Merola Matrix, le canzonette pop del tempo, che vengono dalla radio), più che fare che da commento all’azione scenica, servirà da veicolo emozionale per attingere alla solitudine di ciascuno di noi, ai momenti di abbandono che anche noi abbiamo vissuto, al senso di impotenza che anche noi abbiamo patito.
Lo spettacolo è prodotto da BAM teatro in collaborazione con XXXVII Cantiere Internazionale D’arte di Montepulciano, Festival L’Opera Galleggiante.
BIGLIETTI
euro15
ridotto* euro 10
*Valide per residenti Matelica, under 24, over 65, studenti, soci Fai, soci Touring Club, convenzionati vari
BIGLIETTERIA TEATRO PIERMARINI
T 0737 85088
AMAT
T 071 2072439
www.amatmarche.net
aperta dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle ore 16
CALL CENTER DELLO SPETTACOLO DELLE MARCHE
T 071 2133600
CITTÀ DI MATELICA
T 0737 781811
www.comune.matelica.mc.it
VENDITA ON LINE
www.vivaticket.it
NOVANTADUE. FALCONE E BORSELLINO 20 ANNI DOPO
MATELICA | TEATRO PIERMARINI | STAGIONE 2016/2017
NOVANTADUE
FALCONE E BORSELLINO 20 ANNI DOPO
di Claudio Fava
con Filippo Dini, Giovanni Moschella e Pierluigi Corallo
adattamento e regia Marcello Cotugno
una moderna tragedia classica di Claudio Fava che dipinge le figure di Falcone e Borsellino venti anni dopo in un affresco epico e umano al tempo stesso
La modernità di Novantadue è nei fatti, nel titolo che scandisce la nostra ridottissima distanza (solo temporale, perché nei fatti c’è già un universo a separarci) dalla storia che mette in scena. La sua classicità è nella dimensione epica, consapevolmente eroica, dei suoi protagonisti: sarebbero piaciuti a Sofocle, Falcone e Borsellino. Lo si potrebbe peraltro credere un testo di denuncia: Novantadue – o meglio, il 1992 – è stato un anno orribile della nostra storia, iniziato peraltro con la pronuncia da parte della Cassazione della sentenza storica e definitiva di condanna che chiuse di fatto il Maxi-processo. Invece, Novantadue è soprattutto, sorprendentemente il racconto di una doppia solitudine. Che si staglia sullo sfondo di una fase epocale della nostra storia repubblicana, ma sempre solitudine umana resta. È il racconto di due uomini abbandonati da quello Stato che hanno giurato di servire. Due volti che in Novantadue tornano persone, dopo essere stati trasformati in icone. Oggi li troviamo fotografati e riprodotti dappertutto, dalle aule di tribunali agli interni delle macellerie. Fino al paradosso: una loro foto compare persino in quel circolo Arci di Paderno Duniano dove il 31 ottobre del 2009 i boss delle ‘ndrine si sono riuniti per eleggere il nuovo capo della ‘ndrangheta lombarda. Ma erano – e non dobbiamo dimenticarlo – uomini, che lo Stato ha lasciato soli, a consumarsi ed immolarsi in una tragedia assolutamente annunciata. E fuori dalla retorica celebrativa che si è affannata a piangerne l’eroico sacrificio, di loro non si è forse mai veramente parlato. Della loro umanità, delle loro passioni, delle loro piccole ostinazioni. Una storia del genere non si può raccontare con la retorica. Per questo il nostro spettacolo trova la sua cifra estetica nell’essenzialità, funzionale a uno scavo profondo nell’intimità di due esseri umani. A innescare sulla scena il contradditorio narrativo con Falcone e Borsellino, altri due personaggi: un collega magistrato e un mafioso comune. Ed ecco che bastano pochi elementi (come già nelle intenzioni dell’autore) – un tavolo, delle sedie – per mettere in scena la tragedia di due uomini comuni, chiamati dalla propria indole testarda a una missione straordinaria quanto impossibile: ripulire la Sicilia (e l’Italia) dalla mafia.
Tutto, anche la musica (le note sussurrate di Nils Frahm, gli archi implacabili di Olafur Arnalds, le elaborazioni post neo-melodiche di Hugo Race e del suo The Merola Matrix, le canzonette pop del tempo, che vengono dalla radio), più che fare che da commento all’azione scenica, servirà da veicolo emozionale per attingere alla solitudine di ciascuno di noi, ai momenti di abbandono che anche noi abbiamo vissuto, al senso di impotenza che anche noi abbiamo patito.
Lo spettacolo è prodotto da BAM teatro in collaborazione con XXXVII Cantiere Internazionale D’arte di Montepulciano, Festival L’Opera Galleggiante.
BIGLIETTI
euro15
ridotto* euro 10
*Valide per residenti Matelica, under 24, over 65, studenti, soci Fai, soci Touring Club, convenzionati vari
BIGLIETTERIA TEATRO PIERMARINI
T 0737 85088
AMAT
T 071 2072439
www.amatmarche.net
aperta dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle ore 16
CALL CENTER DELLO SPETTACOLO DELLE MARCHE
T 071 2133600
CITTÀ DI MATELICA
T 0737 781811
www.comune.matelica.mc.it
VENDITA ON LINE
www.vivaticket.it
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