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Un secondo workshop ospitato dalla Compagnia dei Folli all’interno del progetto europeo “MYMA – Myths & Masks of the Future”

Il workshop “๐Œ๐š๐ฌ๐ค, ๐†๐ž๐ฌ๐ญ๐ฎ๐ซ๐ž ๐š๐ง๐ ๐’๐ญ๐จ๐ซ๐ฒ๐ญ๐ž๐ฅ๐ฅ๐ข๐ง๐ ” si terrร  il ๐Ÿ๐Ÿ– ๐ž ๐Ÿ๐Ÿ— ๐ฌ๐ž๐ญ๐ญ๐ž๐ฆ๐›๐ซ๐ž ๐Ÿ๐ŸŽ๐Ÿ๐Ÿ’ al teatro ๐๐š๐ฅ๐š๐Ÿ๐จ๐ฅ๐ฅ๐ข di Ascoli Piceno, dove Sarah Sartori e Paola Pizii ci illustreranno le principali tecniche di realizzazione delle maschere teatrali.

Il workshop organizzato dal Museo Internazionale delle Maschere Amleto e Donato Sartori si propone di raccontare l’esperienza e la storia delle maschere create dalla famiglia Sartori, dal 1928 a oggi, attraverso un percorso di ricerca che parte dalle maschere pedagogiche per arrivare a quelle appositamente progettate per la recitazione. Si tratta di maschere straordinarie ispirate alla Commedia dell’Arte, al teatro classico greco-latino e al XX secolo, secondo un approccio interdisciplinare e multiculturale.
I Sartori, grazie alla loro metodologia e tecnica, hanno creato e continuano a creare maschere originali per noti autori, personaggi, attori e compagnie teatrali tra cui: Ruzante, Carlo Goldoni, Luigi Pirandello, Bertolt Brecht, Jean Louis Barrault, Giorgio Strehler, Dario Fo, Eduardo De Filippo, Jacques Lecoq, Peter Oskarson, Gianfranco De Bosio, Eugenio Barba, Moni Ovadia, il Piccolo Teatro di Milano, il Teatro Stabile di Torino, il Teatro Stabile di Padova, il Teatro Stabile di Bolzano.

Ogni maschera teatrale รจ viva e contiene qualcosa di unico (ma ripetibile) che puรฒ stimolare, guidare e motivare l’attore che la indossa durante lo spettacolo. Quella stessa maschera รจ il punto di arrivo di un lungo processo di ricerca, studio, concentrazione e definizione formale del ruolo del mascheraio; della sua conoscenza ed evoluzione artistica, del suo rapporto con il mondo esterno, compresi i principi fondamentali della fisiognomica, della geometria delle superfici mobili esposte alla luce, della drammaturgia dello spazio-tempo, del significato dei colori, dei miti e delle leggende, dei cambiamenti culturali rispetto al passato, e cosรฌ via. Va inoltre sempre tenuto presente che il volto dell’attore, quando recita con la maschera, รจ al tempo stesso sintomo e segno di un particolare evento espressivo solo in parte definito. Fatto di un โ€œprimaโ€ e di un โ€œdopoโ€, oscillante tra creazione e reinvenzione, conferma e improvvisazione di un โ€œcorpo scenicoโ€ che si confronta con la magia dello spettacolo e con gli occhi attenti dello spettatore. Creare una maschera teatrale, secondo il metodo Sartori, significa essenzialmente ideare concretamente e criticamente qualcosa di intimamente connesso a una pratica espressiva preesistente, certa, ma perennemente incompleta. Ancora oggi, dobbiamo molto alle parole di Copeau che, in modo convincente, ci ricorda che โ€œl’arte teatrale trae la sua necessitร , la sua funzione e la sua coesione, unicamente dall’invenzione drammatica. Questo tema sarร  affrontato in modo specifico durante la conferenza da Paola Piizzi Sartori, direttrice del Museo Internazionale della Maschera Amleto e Donato Sartori, e da Sarah Sartori, attuale direttrice del Centro Maschere e Strutture Gestuali.


I posti sono limitati!
tel. 3274940337

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