Incontenibile la voglia di ballare al ritmo della taranta del Canzoniere Grecanico Salentino. Le sedie dell’Anfiteatro romano non sono state occupate a lungo ieri sera, 27 agosto, dal numeroso pubblico della seconda giornata del Festival Adriatico Mediterraneo. Poche canzoni e tutti si sono ritrovati con i piedi sul tappeto rosso sotto al palco o tra i corridoi della pedana dove sono state allestite platea e gradinata nell’arena antica, seguendo il ritmo delle percussioni di Mauro Durante, anche voce e violino; la voce di Alessia Tondo; la danza di Silvia Perrone; la zampogna di Giulio Bianco, anche ad armonica, flauti e fiati popolari, basso; l’organetto di Massimiliano Morabito; la voce e la chitarra di Emanuele Licci, anche al bouzouki e le percussioni, la voce, le percussioni ed il tamburieddhu di Giancarlo Paglialunga.
Ad aprire la serata, ieri, un altro gruppo pugliese, inserito nella programmazione Puglia Sound 2024, gli Yarákä, ensemble formata nel 2015 da Gianni Sciambarruto, Virginia Pavone e Simone Carrino, tre musicisti tarantini che ricercano per esprimere un’identità personale, per riscoprire le tradizioni con un’apertura verso la modernità e la contaminazione tra culture. Sonorità multietniche, con particolare attenzione a quella comune matrice ritmica proveniente dall’Africa, che funge da catalizzatore e permette di sperimentare contaminazioni audaci con le sonorità Mediterranee e del Sud Italia. L’obiettivo è quello di sublimare in musica il concetto di ritualità che caratterizza le pratiche legate alle tradizioni popolari, esplorando l’ancestrale rapporto uomo-natura. Yarákä è infatti una parola composta dai 4 elementi – acqua, aria, fuoco e terra – in lingua tupi-guaraní, una tra le più importanti tribù amazzoniche che rappresenta per la band un esempio perfetto di coesistenza tra uomo e natura.
Il festival prosegue oggi con la terza giornata. Alle 19:00 alla Loggia dei Mercanti l’incontro La Grecia, il pensiero antico e la sua attualità, che culminerà nella consegna del Premio Adriatico Mediterraneo a Matteo Nucci, scrittore italiano specializzato sui classici, capace però di collegarli perfettamente all’attualità perché solo così l’epica può essere utile all’uomo moderno e fargli da guida nel mondo di oggi. La Grecia antica come faro del sapere, in un autore che sa coniugare il passato alla modernità ed esprimersi anche su miti più vicini a noi, altrettanto celebri ma non meno fragili, come l’Hemingway del suo ultimo lavoro. A consegnare l’onorificenza Marco Ansaldo. A chiudere la cerimonia il concerto Chiacchiere al tekès. Rebetiko, i canti popolari urbani! di Dimitris Kotsiouros. Un viaggio nel tempo che con le canzoni rebetike, i canti urbani, la musica dei nei ellenici, ci riporta alla prima metà del secolo scorso, in un’epoca dove la povertà e la fatica di vivere si vincevano cantando e stando insieme. Una musica alternativa, mistikì, nascosta, rispetto alla globalizzazione delle proposte contemporanee. Anche in questo caso l’ingresso e gratuito.
Si torna nello storico palcoscenico della Corte della Mole Vanvitelliana questa sera alle 21:30 per Persephone: Un mistero mediterraneo, con Stefano Saletti, Luigi Cinque e Urna Chahar-Tugchi, tre artisti che hanno fatto della capacità di esplorare linguaggi e mondi differenti il loro tratto distintivo. Un lavoro che attraversa i mari e le steppe, che porta a viaggiare dalla Mitteleuropa al nostro Sud, all’Africa, agli echi del minimalismo contemporaneo, all’Oriente. Persephone si racconta con i suoni e le voci di Cinque e Saletti e il commento di una delle più straordinarie e riconosciute “vocalist” della world music e del contemporaneo, Urna Chahar-Tugchi, mongola e al contempo cittadina del mondo, avendo vissuto tra Cina, Germania, Regno Unito, Egitto, Italia.