
Evento già passato

21:00
di e con Laura Nardinocchi e Niccolò Matcovich
organizzazione Silvia Zicaro
produzione Florian Metateatro
Arturo è il nome di un bambino che non è ancora nato.
Arturo è il passaggio di testimone da chi c’era prima a chi ci sarà.
Noi siamo il ponte di due generazioni che non si incontreranno mai.
Arturo nasce dall’incontro di due registi/autori che condividono lo stesso dolore: la perdita dei propri padri. Da qui il desiderio di mettersi in scena in prima persona senza la mediazione degli attori, lavorando su due differenti piani: quello dei padri che si raccontano in prima persona e quello in cui emerge il punto di vista dei figli. I due piani si invertono, si intersecano, si mischiano e a volte quasi si confondono. Arturo è un grande puzzle della memoria, fatto di racconti, giochi, date, aneddoti, parole e composto di dodici pezzi – corrispondenti ad altrettante scene – i cui titoli vengono scritti dagli spettatori, per poi essere mischiati e disposti nello spazio in maniera casuale. Nascono così mutevoli combinazioni, che compongono uno spettacolo ogni volta diverso. Arturo vuole trasformare il dolore in atto creativo, con l’intento di rendere una memoria privata collettiva e universale.
ARTURO
di e con Laura Nardinocchi e Niccolò Matcovich
organizzazione Silvia Zicaro
produzione Florian Metateatro
Arturo è il nome di un bambino che non è ancora nato.
Arturo è il passaggio di testimone da chi c’era prima a chi ci sarà.
Noi siamo il ponte di due generazioni che non si incontreranno mai.
Arturo nasce dall’incontro di due registi/autori che condividono lo stesso dolore: la perdita dei propri padri. Da qui il desiderio di mettersi in scena in prima persona senza la mediazione degli attori, lavorando su due differenti piani: quello dei padri che si raccontano in prima persona e quello in cui emerge il punto di vista dei figli. I due piani si invertono, si intersecano, si mischiano e a volte quasi si confondono. Arturo è un grande puzzle della memoria, fatto di racconti, giochi, date, aneddoti, parole e composto di dodici pezzi – corrispondenti ad altrettante scene – i cui titoli vengono scritti dagli spettatori, per poi essere mischiati e disposti nello spazio in maniera casuale. Nascono così mutevoli combinazioni, che compongono uno spettacolo ogni volta diverso. Arturo vuole trasformare il dolore in atto creativo, con l’intento di rendere una memoria privata collettiva e universale.
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